di Francesco Macrì
Le infezioni respiratorie recidivanti (IRR) rappresentano un problema rilevante, soprattutto e quasi esclusivamente per l’età pediatrica, essendo motivo di frequente richiesta di consultazione per il pediatra. Esse si traducono in perdita di giorni di scuola per il bambino, assenza dal posto di lavoro per i genitori che devono accudire, un impegno rilevante in termini di spesa sanitaria.
La definizione stabilisce che un bambino è affetto da IRR se ha più di 6 episodi febbrili per anno localizzati alle alte vie respiratorie o più di 3 episodi per anno localizzati alle basse vie respiratorie, in assenza di patologie specifiche (deficit immunitari, fibrosi cistica etc..). Ne è affetto il 25% dei bambini di età inferiore ad un anno e il 18% dei bambini di età compresa tra 1 e 4 anni, comportano 2.2 ricoveri , 19.7 cicli di antibiotico e 46 visite ogni 100 episodi e il costo medio per episodio oscilla tra i 150 e i 200 euro .
Tra i fattori favorenti si segnala la frequenza all’asilo nido , il fumo dei conviventi , l’affollamento domestico, l’inquinamento indoor e outdoor , il basso livello socioeconomico , lo stress emotivo . L’etiologia è virale nel 80% dei casi e batterica nel 20%( Patria, PediatrRespRewiers, 2013). Gli esami di laboratorio , tranne rare eccezioni, non sono in genere necessari ed eventualmente consistono nei parametri ematologici e immunitari di primo livello, come emocromo e Ig circolanti, riservando test di secondo livello ( tipizzazione linfociti, studio del complemento, funzione dei neutrofili) ai casi più impegnativi.
La terapia convenzionale può essere di semplice attesa considerando che il numero degli episodi si riduce spontaneamente del 20% per anno, oppure basarsi su immunostimolanti, come l’OM85 o il Pitodimod che hanno avuto alcune segnalazioni di efficacia in letteratura. E’ evidente che la decisione di procedere sia per la parte diagnostica che per la eventuale terapia è determinata dalle caratteristiche dei quadri clinici presenti in occasione degli episodi di riacutizzazione: le affezioni delle basse vie aeree, se recidivanti, hanno sicuramente più rilevanza delle affezioni delle alte vie aeree e le otiti hanno un peso diverso rispetto alle semplici rinofaringiti.
Diversamente avviene per le CAM, esse in generale si affermano come una sorta di filosofia nell’affrontare le malattie e i problemi legati alla salute in senso lato e, nella maggior parte dei casi, vengono applicate al di fuori dell’ambito istituzionale dove viene invece esercitata la Medicina Convenzionale. Sicuramente nei paesi industrializzati si è assistito ad un progressivo incremento dell’uso delle CAM tra la popolazione, in particolare in età pediatrica. L’alta diffusione delle CAM in pediatrica può dipendere dagli insuccessi della terapia convenzionale e dagli effetti collaterali che essa ha potuto provocare , ma anche dai pareri favorevoli espressi da amici o parenti (Jean D., Pediatrics 2007) e Barnes PM et al sottolineano come l’uso della CAM nei bambini sia 5 volte più elevato se i genitori stessi le usano (Natl Health State Report, 2008).
Tra le malattie riguardanti l’età pediatrica uno dei problemi che molto spesso viene affrontato con le CAM è rappresentato proprio dalle IRR.
Rispetto alla Medicina Convenzionale, l’approccio al problema delle IRR in Medicina Complementare è sicuramente più articolato, non essendo ignorata comunque la parte epidemiologica, allo scopo di controllare per quanto possibile i fattori favorenti, così il medico che propone un intervento terapeutico con l’impiego delle CAM comunque è tenuto a considerare la presenza di fattori di rischio come il fumo dei conviventi, una alimentazione inadeguata, la caratteristiche abitative e, per quanto possibile, ad eliminarli.
L’avvento della EBM (Medicina Basata Sull’Evidenza) a partire dal 1992, anno della formulazione dei suoi principi, ha portato nel tempo alla elaborazione delle Linee Guida di comportamento medico quasi in tutti i campi , mettendo in difficoltà le CAM che, per promuovere il loro impiego secondo i criteriEBM, hanno comunque dovuto adattare, in diversi casi, i propri studi di ricerca alla metodologia scientifica convenzionale, motivo per cui, anche se non numerosi , sono presenti in letteratura lavori di ricerca di buona qualità, relativi alla efficacia delle CAM, anche nel campo della terapia delle IRR.
Meyer S (SwissMedicalWeekly 2013), citando percentuali di utilizzo in pediatria variabili fino a punte superiori al 80%, segnala come la fitoterapia, l’omeopatia, la reflessologia e l’agopuntura siano gli approcci più utilizzati.
La fitoterapia trova in Echinacea l’estratto vegetale più prescritto nella terapia delle IRR, tra i più citati un lavoro del 2004, effettuato da Cohen HA et al, che mostra la efficacia di un prodotto a base di Echinacea , Propoli e vitC anche se il dropo-out (perdita di pazienti al follow up) risulta elevato (Arch Pediatr Adolesc Med, 2004).
Ma l’omeopatia è sicuramente, in generale, tra le CAM più utilizzate in pediatria(Italia S, Eur J Ped 2013). La sua scelta prevale spesso rispetto alla fitoterapia, probabilmente a causa della volontà da parte dei genitori di non somministrare, o comunque farlo nel minor modo possibile, farmaci “chimici” ai propri figli ( i fitoterapicisono sostanze farmacologiche a tutti gli effetti, quindi dotate di un potenziale effetto tossico se usati a dosaggi elevati oppure di effetti indesiderati se usati in modo incongruo ), ma anche rispetto all’agopuntura che ha scarso impiego in pediatria a causa della ancorché minima invasività che comporta.
Le considerazioni in merito all’omeopatia iniziano quindi già con la con la osservazioneche, a confronto con le altre CAM di maggior utilizzo, essa si caratterizza con una fondamentale assenza di inconvenienti, come quelli citati a proposito della agopuntura e della fitoterapia e, inoltre, avendo le caratteristiche dei sistemi medici, il suo impiego è molto articolato e può essere previsto sia nella fase acuta delle IRR che come approccio in termini di prevenzione.
Concettualmente l’omeopatia presenta dei vantaggi rispetto alla terapia convenzionale, in particolare per quanto riguarda la terapia delle infezioni delle vie aeree: l’organismo umano, come tutti i sistemi viventi, è costituito da una complessa rete biologica dotata di funzione adattativa e agisce per mantenere l’equilibrio attivando nel suo interno i sistemi immunitario, metabolico, endocrino, infiammatorio e neurologico , sistemi che l’omeopatia induce a stimolare per affrontare gli episodi acuti, differentemente dalla terapia convenzionale che si dedica al contrasto nei confronti degli agenti infettivi e alla soppressione della reazione infiammatoria, comportando spesso effetti indesiderati che costringono l’organismo ad una addizionale ricerca dell’omeostasi.
L’episodio acuto, in omeopatia, viene affrontato prescrivendo i farmaci in base ai sintomi di volta in volta presenti e selezionandoli soprattutto in considerazione degli aspetti fenomenologici: per la febbre più spesso in causa Belladonna, Aconitum Napellus, Apis Mellifica, Bryonia Alba; per la tosse, Antimonium Tartaricum, Kalium Bichromicum, Kalium Carbonicum, Hepar Sulphur, Rumex Crispus, Drosera Rotundifolia, Spongia Tosta; per le otiti, Ferrum Fosforicum, Capsicum Annum, Pulsatilla; per le faringotonsilliti, Mercurius Solubilis, Phytolacca Decandra, Pyrogenium, Hepar Sulphur. In letteratura sono ottenibili i lavori che dimostrano l’efficacia dell’omeopatia nelle malattie acute: Jacobs J nella diarrea (JACM, 2006), Sinha MN et al nelle otiti (Complement Ther Med, 1999), Zanasi A et al nella tosse ( Pharmacol Ther, 2014), Mathie RT et al nell’influenza ( Homeopathy, 2013), per citarne tra i più noti.
In che modo, però, l’omeopatia può affrontare il problema delle IRR per ridurne la elevata ricorrenza?
Uno dei punti di pregio dell’omeopatia consiste nella possibilità di intervenire nella gestione terapeutica delle malattie croniche (Weir J, Homeopathy 2011; Spence DS JACM, 2005). Nel caso delle IRR ci troviamo di fronte a malattie di tipo recidivante, quindi non cronico nella comune accezione di questo termine, anche se possono essere interpretate come delle riacutizzazioni di situazioni croniche latenti, vedi le rinosinusiti o le otiti medie secretive.
Prima di entrare nello specifico di strategieterapeutiche basate sulla interpretazione delle caratteristiche individuali del paziente (terapia di terreno), nel caso delle IRR possiamo analizzare, in via preliminare, le possibilità offerte da un approccio omeopatico dedicato all’intervento aspecifico sulla reattività immunologica del paziente, in considerazione del fatto che nel caso delle IRR si presume una sua situazione deficitaria. Alcuni lavori riguardano l’impiego, con risultati positivi, di estratti timici in diluizione omeopatica sia in laboratorio che in veterinaria (Bonamin LV et al, Hindawi Publishing Corporation 2013; Sato C et al , Homeopathy 2012) e un certo interesse riveste l’effetto del Mercurius Solubilis sulla funzione macrofagica (Oliveira SM, Homeopathy 2011; de Araujo FRG, Homeopathy 2009), ma senza dubbio spiccano i lavori dedicati alla efficacia di Oscillococcinum (brand Boiron) nella prevezione delle sindromi influenzali recidivanti, come confermato da una recente Cochrane del 2015 a cura di Mathie R e Fisher P.
Probabilmente, però, la parte più interessante che riguarda l’omeopatia è rappresentata dalla terapia di terreno, che ha lo scopo di agire sulla reattività del paziente per ottenere la risoluzione del problema .
In base a quanto già indicato, i farmaci di terreno avranno possibilità di essere rintracciati tra quelli con caratteristiche prevalentemente psoriche per la periodicità, sicotiche per la tendenza alla lenta risoluzione, tubercoliniche per la componente catarrale. In evidenza, ognuno con le indicazioni specifiche per il singolo paziente, Calcarea Carbonica, Sulphur, Hepar Sulphur, Calcarea Phosphorica, Natrum Muriaticum, Sulphur Iodatum, Pulsatilla, Lycopodium, Arsenicum Album, Psorinum, che coprono gran parte delle biotipologie implicate, con attenzione anche a Silicea, ThuyaOccidentalis, Medorrhinum.
Alcuni studi hanno dimostrato la efficacia dell’omeopatia nell’approccio alle IRR per ridurne la ricorrenza e la intensità degli episodi : Hidvogl M et al (BMC Complement Altern Med, 2007), in uno studio multicentrico, su 1577 bambini, riportano una efficacia dell’omeopatia addirittura superiore a quella della terapia antibiotica, con vantaggi aggiuntivi rappresentati dal risparmio di spesa sanitaria e di giornate lavorative perse dai genitori. In 30 bambini di età inferiore a 5 anni, Ramchandani NM (Complement Ther Clin Pract, 2010) ottiene effetti terapeutici positivi nel ridurre il numero degli episodi infettivi con l’impiego della terapia omeopatica. Risultati analoghi sono stati ottenuti anche nel paziente adulto( Schmiedel V et al, Explore, 2006) e un altro studio condotto sia su pazienti adulti (n 2851) e pediatrici (n 1130) ha dimostrato una significativa efficacia dell’omeopatia nel ridurre l’intensità della sintomatologia degli episodi infettivi e nel migliorare gli indici di qualità di vita (Witt C et al, BMC Public Health, 2005). Esistono anche lavori sfavorevoli, come quello di Steinbekk A et al del 2005 su Br J Clin Pharmacol sempre in età pediatrica. Al di là dei singoli lavori o metanalisi , con risultati spesso contrastanti, sulla efficacia dell’Omeopatia in generale o nelle IRR in particolare, è necessario riconoscere che spesso gli studi clinici effettuati con l’omeopatia sono scadenti dal punto di vista metodologico e ciò porta a conclusioni che, anche quando favorevoli, sono sempre prese in considerazione con molta prudenza. Le stesse metanalisi si concludono spesso con l’invito a migliorare la parte metodologica, sottolineando come ci sia ancora molto da lavorare in tale direzione.
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