Omeopatia, tra Fenomenologia ed Epigenetica
Il primo presupposto è stabilire se l’omeopatia contempla, nella sua impostazione, aspetti legati alla genetica. A tale scopo potremmo, ad esempio, considerare che dietro gli aspetti morfofunzionali che l’omeopatia tiene in conto, almeno in certe sue applicazioni, ai fini di inquadrare il soggetto per la prescrizione terapeutica, possono essere impliciti aspetti genetici. Ad esempio il soggetto mesomorfo (mesoblasta) è più portato al rischio di malattie cardiovascolari( Ghosh et al, 2000 ; Herrera et al, 2004) quindi dietro l’aspetto morfofunzionale del mesoblasta, è prevedibile un assetto genetico caratteristico che orienta la sua biologia verso un certo tipo di malattie. Anche aspetti morfologici più circoscritti sembrano sottendere una predisposizione a malattie specifiche, vedi ad esempio il rapporto tra lunghezza del 2° e 4° dito della mano: il secondo dito ha in effetti lunghezza inferiore se c’è una esposizione al testosterone in gravidanza (Knickmeyer et al, 2011) per cui il rapporto tra lunghezza del 2° e del quarto dito è in tal caso inferiore e questi soggetti sono meno empatici, più predisposti al cancro della prostata se di sesso maschile (Jung et al, 2011) e protetti dal cancro del seno se di sesso femminile (Muller et al, 2012). Chi negherebbe anche in tal