Effetto placebo e dintorni

“L’arte della medicina consiste nel distrarre il malato mentre la natura lo guarisce” (Voltaire) A Ippocrate (460-377 a.C.) e a Galeno (129-201 d.C.) dobbiamo i tentativi di dare dignità alla pratica terapeutica del medico che prima di loro era rappresentata da usanze in parte empiriche e in parte aneddotiche: nel papiro di Ebers che risale al 1.500 a.C., rintracciato in Egitto , troviamo cenni all’uso di veleni di serpente, sterco di animali, frammenti di ossa, sangue, in misture da applicare sul corpo o da assumere, senza dimenticare che la mitologia attribuisce addirittura la nascita dell’arte medica ad Asclepio, figlio di Apollo. Ippocrate aveva intuito che la natura stessa rappresenta la fonte più utile di terapia, affermando l’uso di farmaci ottenuti dal mondo animale, vegetale , minerale e prescrivendo purghe e salassi, ma proponendo anche adeguati stili di vita, come vivere all’aria aperta e una buona attività fisica. Galeno proponeva pozioni a base di carne e veleno di vipera, rabarbaro, oppio, genziana, pepe, mirra e ossa umane . Oggi certamente queste pratiche appaiono sorprendenti, ma inserite nel loro contesto storico avevano la loro dignità; non sappiamo se fossero efficaci o meno ma allora non si conosceva il concetto di placebo e non

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