di Marta Macrì – psicoterapeuta
Uno dei più frequenti motivi di richiesta di supporto psicologico per i bambini tra i 3 e i 5 anni di età riguarda il verificarsi di forti reazioni di rabbia e la difficoltà nel gestirle da parte dei genitori.
Sono situazioni che creano molto allarme perché il bambino può avere delle manifestazioni comportamentali estreme, come agitarsi in modo violento, urlare e piangere, calciare, rompere oggetti, mordere, farsi male o far male al genitore stesso nei momenti di contrarietà più intensa.
E’ quindi una situazione difficile da gestire, che evoca forti sentimenti di dispiacere, paura, impotenza, disperazione o ulteriore rabbia e può portare alla ricerca di soluzioni molte volte in contrasto tra loro, che possono essere inefficaci o peggiorare lo stato d’animo del bambino.
Pur considerando la variabilità delle situazioni e le caratteristiche del bambino e della relazione, si possono comunque individuare alcune strategie utili a supportare il genitore in un difficile compito:
quello di aiutare il bambino a saper gestire emozioni molto forti e, spesso, difficili da controllare .
Per prima cosa è importante tenere a mente che la rabbia è una delle emozioni primarie dell’essere umano, che si scatena, nella maggior parte dei casi, in risposta alla frustrazione.
Pur comportando un’esperienza negativa è un’emozione fondamentale e necessaria, ha delle funzioni importantissime come meccanismo di autoaffermazione e adattamento.
Proprio per questo non è possibile né utile eliminarla o reprimerla, è sano che i bambini la sperimentino e la esprimano, nonostante sia forse l’emozione più difficile da gestire e accettare.
Nel corso dello sviluppo si passa da una dimensione fortemente connotata a livello corporeo, fino ad una maturazione della consapevolezza, del pensiero e dell’espressione verbale.
E’ quindi del tutto naturale che il bambino piccolo sia preda di “attacchi di rabbia” di fronte alla mancata realizzazione dei suoi desideri, all’imposizione di limiti e regole, a momenti di frustrazione per eventi esterni e al di fuori del suo controllo, perché non è ancora in grado di gestire nel modo giusto quello che gli succede e che lo sottopone ad una forte ondata emotiva. Il genitore ha la possibilità di aiutarlo nel contenere sempre di più queste emozioni e nel trovare una modalità di espressione che non sia dannosa per sé e per gli altri.
Sarà quindi molto importante:
- Rispecchiare il bambino, fargli sentire che abbiamo capito cosa sta provando e che è normale che lo provi in quella situazione. Non rifiutare quindi, ma accettare e orientare nel modo corretto ciò che sta avvenendo.
- Non definire il bambino in base al suo comportamento, non è né cattivo né maleducato, e neanche sbagliato, ma c’è qualcosa che gli sta succedendo, ed è proprio nella gestione dell’emotività che possiamo e dobbiamo aiutarlo.
- Lasciare che esprima la sua emozione, ma contenere i comportamenti più distruttivi e rischiosi: va bene essere arrabbiati ma non si può colpire gli altri , far male a se stessi, mordere, rompere gli oggetti.
E’ necessario assumere un tono ed un atteggiamento molto fermo, che fa capire al bambino l’importanza di quello che stiamo dicendo.
A volte può essere necessario aiutarlo a fermarsi, proteggendo il bambino stesso dalla componente distruttiva: sarebbe troppo doloroso anche per lui aver distrutto le cose a cui tiene una volta terminata l’ondata di rabbia. - Dare un’alternativa, o una soluzione che il bambino ancora non conosce. A volte la situazione che genera frustrazione non è evitabile, si potrà allora proporre qualcosa che immaginiamo possa aiutarlo, una consolazione o un supporto.
Si possono proporre soluzioni alternative tra le quali scegliere, oppure proporre di gestire insieme la situazione. Il genitore resta la guida fondamentale e spesso è proprio il bambino a cercare un limite ai suoi comportamenti, da interiorizzare e che gli
fornisca sicurezza. - Mantenere uno stato d’animo fermo e non lasciarsi prendere dall’agitazione, comunicare al bambino che ce la farà sicuramente a superare quella situazione e dopo riconoscergli la sua bravura . Il bambino infatti prende come riferimento lo stato d’animo del genitore, se il genitore mostra sicurezza anche il bambino potrà sentirsi più sicuro e riuscire , poco a poco, a calmarsi.
L’ondata di rabbia ha fisiologicamente un picco che tende poi a decrescere. Come genitori è altrettanto importante riconoscere che non sempre si può essere capaci a gestire i momenti più difficili e che molte situazioni possono vanificare anche le migliori intenzioni.
E’ importante prendere tempo, non avere fretta, non lasciarsi condizionare da fattori esterni.
Al fine di ottenere un equilibrio più generale degli stati d’animo del bambino è necessario considerare anche gli spazi di autonomia in cui può cimentarsi.
Se il genitore si sostituisce molto a lui, se il bambino viene accudito in modo passivo o se viene limitato molto frequentemente nel comportamento, finisce per cercare di esprimere la sua autonomia in modo negativo, imponendosi nelle occasioni più diverse.
Per depotenziare tale aspetto può essere quindi necessario favorire l’autonomia negli ambiti della vita quotidiana, restituendo al bambino un senso di autoefficacia e sicurezza, necessari per un sano sviluppo.