Di Francesco Macri
Da tempo si discute su questo argomento , fino al punto di essersi create addirittura delle fazioni all’interno della comunità pediatrica.
Vale la pena di ricordare che per “alimentazione complementare” (termine che ha sostituito quello obsoleto di svezzamento) si intende una tappa in cui “ Il latte, materno o di formula che sia, cessa di essere l’unica fonte di alimentazione del bambino per essere sostituito gradualmente da pasti prima semisolidi e poi solidi”, tappa inevitabile dal momento che il latte, come alimento esclusivo, dopo i primi mesi di vita non può più essere adeguato dal punto di vista nutrizionale per carenza di alcuni minerali, in particolare il ferro :
il ferro che il bambino ha ricevuto dalla mamma durante la gravidanza si disperde in un recipiente (il corpo del bambino) che in pochi mesi raddoppia le proprie dimensioni.
Un’altra cosa che vale la pena di fare è commentare sulla fascia di età più idonea per questo passaggio, che è previsto avvenga tra il 4° e il 6° mese di vita ( vedi raccomandazioni Organizzazione Mondiale Sanità e delle Società Scientifiche di settore), in quanto, se precoce, può comportare problemi in termini di rischi futuri di ipertensione, diabete, dismetabolismi in genere, se tardivo rischi di carenze nutrizionali.
Questa fascia di età, 4°-6° mese, recentemente è stata considerata anche come strategica ai fini della prevenzione delle allergie alimentari, perché se sfruttata per l’introduzione di alimenti considerati a rischio di sensibilizzazione ( uova, pesce, frutta secca..) ne consentirebbe la tolleranza immunologica (fase finestra).
Tornando al tema iniziale, l’autosvezzamentova anche sotto il nome diAlimentazione Complementare a Richiesta (ACR) , e fa parte, insieme al Baby Led Weaning (BLW- svezzamento guidato dal bambino) e al Baby Led Introduction to Solid (BLISS- introduzione al cibo solido guidata dal bambino)della triade in cui si esprime l’ Alimentazione Complementare Responsiva.
La prima strategia ad affermarsi delle tre fu il BLW proposto nel 2005 da Gill Rapleye che consiste nel mettere il bambino, quando in grado di maneggiare gli alimenti ( anche senza posate) a tavola con i genitori lasciandolo libero di prendereil cibo che preferisce, gli scopi erano quelli di favorire l’aggregazione della famiglia dal punto di vista sociale e, anche, di attenuare le incombenze di cucinare della mamma, non impegnata a preparare un pasto separato per il bambino, riducendo la sua ansia.
I dati hanno dimostrato che non esiste un reale rischio di strozzamento, molto temuto, e che il vantaggio sul piano dell’aggregazione della famiglia non sembra rilevante, mentre è dubbio il risultato sull’ansia della mamma, essendo i risultatisu questo aspetto in parte contrastanti.
Sicuramente però va considerato il rischio che il bambino, libero di scegliere, possa fare assunzioni squilibrate, orientato maggiormente versi i carboidrati con la conseguenza di carenze nutrizionali e , proprio per affrontare questo problema, ci si è orientati verso il modello BLISS, che prevede la messa una a disposizione, sempre in libertà, di un gruppo equilibrato di alimenti.
L’ACR ha avuto lo scopo di impostare l’alimentazione complementare su modello ispirato alla richiesta da parte del bambino, con una particolare attenzione a rilevare i segnali con cui il bambino la esprime, anche questa modalità non priva di inconvenienti se non attentamente gestita.
Sicuramente, dopo un periodo di grande interesse, si è verificata una fase di riflessione su questo argomento, è probabile che la soluzione più opportuna consista in un atteggiamento equilibrato, che consenta un margine di scelta al bambino in occasione di pasti della famiglia adeguati come composizione (certo la ‘ nduja o la coratella non le vedo proponibili) e come quantità, in modo da ottenere il risultato di far sviluppare al bambino un gusto alimentare diversificato senza inconvenienti sul piano nutrizionale.