Di Francesco Macri
Negli ultimi tempi si è venuta a creare in Italia una situazione complessa riguardante la pratica vaccinale . Notizie su possibili effetti negativi hanno determinato una tendenza rilevante all’astensione, portando il livello di copertura per alcuni tipi di vaccini al di sotto del 95%, con la conseguente diffusione di malattie che erano oramai divenute sporadiche, come il Morbillo. Il fenomeno ha indotto le istituzioni sanitarie a misure di difesa della pratica vaccinale, come la propedeuticità dei vaccini per la iscrizione alle scuole e le sanzioni nei confronti dei medici contrari alle vaccinazioni .
Si può intuire quanto questo momento storico, a causa di vari aspetti di tipo sociale e culturale, sia distorsivo: in passato la richiesta di dimostrare l’avvenuta effettuazione dei vaccini per essere iscritti a scuola era prassi abituale ed accettata senza particolare resistenza. E’ negli ultimi, possiamo dire, 20 anni che si è aperto un confronto tra la comunità scientifica da una parte e gli esperti di bioetica dall’altra, sulla validità e convenienza dell’obbligo messe a confronto con un atteggiamento di scelta responsabile da parte dei cittadini, considerando che la loro capacità di informazione e la loro sensibilità alle problematiche della propria salute sono aumentate.
Anche in alcuni settori dell’opinione pubblica si è osservato che una pratica vaccinale corretta dovrebbe prevedere il consenso ai vaccini basato su una informazione esauriente e sulla libertà di scelta terapeutica.
Sul sito VaccinarSì (allestito anche con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute) si legge “La comunicazione nell’ambito della salute pubblica, sfruttando efficacemente mezzi ormai accessibili a tutti, tecniche persuasive, congetture soggettive e ipotesi affrettate, è impiegata spesso per giungere a conclusioni approssimative e non basate sulle evidenze scientifiche. Riteniamo, invece, che in medicina il valore reale della comunicazione debba essere misurato sulla attendibilità certificata. La verità dei dati e le evidenze statistiche, anche prendendo in considerazione gli aspetti meno convenienti e convincenti, sono gli elementi di valutazione della comunità scientifica e sanitaria, l’unica che si assume gli oneri e la responsabilità di garantire la salute pubblica”.
Ma cosa succede negli altri paesi europei?
L’obbligatorietà di alcune vaccinazioni è una strategia diffusa in Europa. Da un’indagine comparativa sull’attuazione dei programmi vaccinali su 27 Paesi Ue (più Islanda e Norvegia), condotta da Venice (progetto Vaccine European New Integrated Collaboration Effort), risulta che in totale sono 15 i Paesi europei che hanno dei programmi vaccinali senza vaccini obbligatori, mentre i restanti 14 Paesi hanno almeno un vaccino obbligatorio incluso nel loro programma vaccinale.
I 15 Paesi europei che non prevedono alcuna obbligatorietà sono: Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito. Differenze si registrano anche nelle scelte dei vaccini resi d’obbligo. Analizzando i dati dello studio, si può notare come il vaccino contro la polio è obbligatorio per tutti i bambini in 12 nazioni europee. Quello contro la difterite e il tetano è obbligatorio in 11 Paesi mentre il vaccino contro l’epatite B in 10 Paesi.
Pochi mesi dopo l’entrata in vigore della legge relativa all’obbligo vaccinale in Italia, la Francia ha portato da 3 a 11 il numero dei vaccini obbligatori per la prima infanzia. A partire dal primo gennaio 2018, a quelli contro difterite, tetano e polio, si sono aggiunti otto vaccini precedentemente soltanto raccomandati: epatite B, Haemophilus influenzae B, pertosse, morbillo, parotite, rosolia, pneumococco e meningococco C.
La Lettonia ha il record 13 vaccini obbligatori
Dopo l’epidemia di morbillo del 2014, in Germania è prevista la segnalazione da parte delle scuole alle autorità dei bambini non vaccinati. In Lituania, pur non essendoci vaccini obbligatori, i bambini non vaccinati contro morbillo, parotite e rosolia non possono essere ammessi all’asilo. Il Portogallo non ha istituito l’obbligatorietà dei vaccini, tuttavia, a partire dal 2017, le scuole portoghesi sono tenute a segnalare tutti i bambini non vaccinati alle autorità sanitarie, per consentire di contattare le famiglie e di attuare con esse una informazione dettagliata e corretta sui vaccini.
Si dice che esistono “bufale” sui vaccini, una di queste è quella relativa al rapporto tra vaccino per il morbillo ed autismo, sostenuto da Andrew Wakefield in un articolo comparso su Lancet nel 1998 e che continua ad essere citato nonostante la stessa rivista a breve distanza di tempo pubblicò un lavoro con conclusioni in contrasto con quelle di Wakefield [1] e indagini su larga scala a livello internazionale abbiano escluso definitivamente la correlazione. I movimenti antivax continuano le loro iniziative basandosi sulla rilevazione delle reazioni avverse ai vaccini, l’aspetto peggiore è rappresentato dal fatto, però, che nel sottolineare i rischi dei vaccini si tende a dimenticare la loro utilità . Tuttavia anche da parte dei provax si riportano dati e opinioni che, se non sono proprio “bufale”, a volte difettano di obiettività scientifica.
L’estremizzazione delle posizioni, soprattutto quando riguarda argomenti di tale portata, comporta purtroppo conseguenze negative a livello della collettività ingenerando dubbi e incertezze.
Il calo rilevante della mortalità infantile registratosi nel corso dello XX secolo è innegabilmente dovuto in gran parte alla introduzione delle pratiche vaccinali: nel 1900, circa un terzo di tutti i decessi si verificò tra i bambini di età inferiore a 5 anni; nel 1997, tale percentuale era scesa a poco più del’1%. Nel 1900, le tre principali cause di morte erano polmonite, tubercolosi e disidratazione da diarrea acuta, che (insieme con la difterite) causavano un terzo di tutti i decessi. Di queste morti, il 40% erano tra i bambini di età inferiore a 5 anni. Alla fine del secolo (1997), le malattie cardiache e il cancro hanno rappresentato il 54,7% di tutti i decessi, con solo il 4,5% attribuibile a malattie infettive come polmonite, influenza, e infezione da virus dell’immunodeficienza umana. [2]
D’altro canto se alcune malattie endemiche come la peste, il colera, la malaria, la febbre tifoide, la sifilide, la lebbra e la tubercolosi sono in pratica scomparse senza che per esse fosse stata avviata la pratica vaccinale tende a dimostrare che non sempre la pratica vaccinale è necessaria per la eradicazione delle malattie infettive e che un ruolo importante è da attribuire a fattori ambientali, nutrizionali e igienici, nonché alla possibilità di una terapia antibiotica in caso di malattie infettive ad etiologia batterica : un esempio è fornito dalla Scarlattina che fu molto diffusa anche fino a metà del secolo XX e che oggi, grazie alle mutate condizioni di vita e all’uso di antibiotici efficaci non rappresenta una malattia di particolare rilevanza.
Comunque dati di proiezione statistica sull’impatto dei vaccini in tema di salute pubblica sono impressionanti. E’ stato stimato con dati riguardanti un milione di bambini di 62 nazioni con diverso grado di copertura vaccinale che i bambini in cluster con un’alta copertura di vaccinazione (Morbillo,BCG,DTP) hanno un rischio relativo di mortalità che è 0,73 volte (95% intervallo di confidenza:0,68, 0,77) rispetto a quella dei bambini in un cluster con nessuna vaccinazione, ovviamente dopo controllo delle variabili legate alle caratteristiche socio-economiche e demografiche del campione [3]. Quindi è realmente un controsenso opporsi per principio alla pratica vaccinale soprattutto se impostata nel rispetto della safety e impostata secondo schemi coerenti di somministrazione.
E’ opinione diffusa che i medici critici nei confronti dei vaccini siano soprattutto i medici che praticano le Medicine Complementari Alternative(CAM) e in particolare l’Omeopatia, opinione non basata su argomenti concreti e vediamo perché.
Riporto di seguito, ad esempio, i punti salienti della posizione assunta in merito dalla SIOMI:
La SIOMI è favorevole alle vaccinazioni ritenute una valida arma contro malattie che possono essere debellate. Tuttavia occorre fare alcune precisazioni nell’interesse dell’indipendenza dalle logiche industriali che non ci riguardano, nel rispetto dei cittadini e della loro corretta informazione e nel rifiuto di ideologie e di desueti paternalismi in medicina.
In particolare:
Non è vero che i vaccini sono innocui.
Essi possono avere effetti collaterali anche gravi che sono, infatti, riportati nei foglietti illustrativi. Tali effetti collaterali vanno illustrati chiaramente ai cittadini prima della vaccinazione ad esempio consegnando loro il foglietto di istruzioni e questo affinché essi possano dare un reale consenso informato alla vaccinazione di se stessi o dei loro figli;
L’interesse della collettività non può annullare l’interesse del singolo individuo, pertanto è necessario rispettare la salute del singolo evitando pratiche di dubbia ispirazione medica come vaccinare bambini non in perfette condizioni di salute privilegiando le esigenze del calendario piuttosto che quelle richieste dalla situazione clinica del singolo individuo;
Infine, auspichiamo che il rinnovato interesse per le vaccinazioni serva a rivedere la politica aziendale delle Aziende produttrici e quella sanitaria dei medici i quali, entrambi, si sono del tutto disinteressati della perdita dei vaccini monocomponente. La situazione attuale che passa sotto silenzio è tale per cui, essendo stati tolti dal commercio da anni i vaccini monocomponente, una persona che abbia già contratto e risolto una malattia infettiva (es: rosolia o parotite) deve rivaccinarsi anche per quella malattia per potersi vaccinare, ad esempio, per il morbillo.
Proprio per quanto riguarda l’Omeopatia, sui sacri testi non si trova traccia concreta di contrarietà della dottrina omeopatica nei confronti della pratica vaccinale, addirittura Hahnemann, fondatore dell’Omeopatia, aveva elogiato Jenner per aver introdotto il vaccino per il vaiolo! Edward Jenner (1749-1823) inoculando del siero ottenuto da una lesione vaiolosa di una mucca in un ragazzo sano (si narra che fosse suo figlio ) ottenne la immunizzazione contro il vaiolo. Samuel Hahnemann (1755-1843) , nello stesso periodo storico inaugurò l’omeopatia assumendo personalmente il chinino, usato nella terapia della malaria, fino a provocarsi sintomi identici a quella della malaria e coniando in questo modo “il principio del simile” similia similibus curentur .Quindi un estrema analogia tra le intuizioni dei due medici che suggerivano di usare in terapia la sostanza che è in grado di provocare la malattia. Unica riserva da parte dell’Omeopatia è che, in base al modello omeopatico d’interpretazione delle malattie, i vaccini, come d’altronde i farmaci chimici in generale se usati in modo eccessivo, possono avere come effetto indesiderato quella che viene definita “sicotizzazione”, ovverosia una modifica della reattività dell’organismo orientandola verso la cronicizzazione delle malattie e dei loro sintomi e, sulla base di questa considerazione, in occasione della sedute vaccinali, l’omeopatia prevede la somministrazione di rimedi “antisicotici”. D’altronde un corrispettivo della sicotizzazione lo possiamo comunque ritrovare nei meccanismi supposti dalla “Hygiéne Hypothesis” che prese il via da un lavoro di David Strachan del 1989 in cui l’autore dimostrava che gli ultimi nati in famiglie numerose, ammalandosi spesso in quanto esposti a malattie trasmesse dai fratelli erano protetti dal divenire allergici [4]. Questa ipotesi che la protezione verso la malattie allergiche potesse derivare dal subire infezioni shiftando l’attività linfocitaria da Th2 a Th1, portò a ritenere che anche i vaccini, proteggendo dalle malattie infettive, potessero favorire il verificarsi di malattie allergiche. A più di 20 anni di distanza dal lavoro di Strachan oggi l’Higiéne Hypothesis è stata rivista e l’interpretazione del rapporto tra infezioni ed allergia si concentra sul ruolo preminente svolto dal microbioma, ma vale la pena di sottolineare come abitudini di vita molto naturali come quelle adottate da alcune comunità religiose che rifiutano le scelte della società moderna, tra queste anche i vaccini e l’uso di antibiotici, scegliendo inoltre di vivere in ambiente rurale e a contatto con gli animali, comportano una riduzione significativa del rischio di sviluppare malattie allergiche, come succede ad esempio presso le comunità Amish negli USA [5].
La profilassi delle malattie infettive in Omeopatia può avvenire attraverso due tipi di impostazione, la Omeoprofilassi e la Isoprofilassi o Isoterapia : l’omeoprofilassi si dedica a modificare la reattività dell’organismo attraverso l’uso di rimedi omeopatici cosiddetti “di terreno”, mentre la Isoterapia consiste nella somministrazione di parti dell’agente infettivo diluite secondo la modalità omeopatica e si ricollega, in definitiva, alla pratica vaccinale convenzionale. Nessuna delle due pratiche , Omeoprofilassi e Isoterapia, ha ottenuto conferme di efficacia[ 6] . Approfondendo gli aspetti legati all’atteggiamento dei medici omeopati nei confronti dei vaccini emergono però dati interessanti: Eizayaga e coll con una indagine condotta con questionario , riporta che il 75.6% dei medici omeopati ritiene i vaccini utili , efficaci e sicuri e questo parere è diffuso soprattutto tra i medici che lavorano nel pubblico e tra coloro che non praticano l’omeopatia come unica attività professionale [7]
Questo lavoro e’ stato lo spunto per valutare l’atteggiamento dei pediatri italiani praticanti le CAM nei confronti dei vaccini.
Abbiamo pertanto distribuito un questionario ottenuto dalla letteratura (Eizayaga) e in parte modificato per le nostre esigenze, ad un gruppo di pediatri praticanti le CAM e ad un gruppo di pediatri di famiglia non praticanti le CAM, 50 e 50 medici per gruppo, con domande orientate a stabilire il loro atteggiamento nei confronti dei vaccini.
Soltanto 2 (4%) dei pediatri CAM sono assolutamente contrari ai vaccini, 48 (96%) non sono contrari, di questi 48, 11 (23%) sono favorevoli a tutti i vaccini previsti dal piano nazionale, 25 (52%) a buona parte di essi indicando delle priorità, 12 (25%) non hanno fornito indicazioni. Nessuno dei pediatri di famiglia si è dichiarato contrario ai vaccini, 36 (72%) sono favorevoli a tutti quelli previsti, 14 ( 28%) a buona parte di essi.
Quindi soltanto una piccola percentuale dei pediatri praticanti le CAM è contraria ai vaccini, i rimanenti sono favorevoli indicando delle priorità a seconda della rilevanza della singola malattia infettiva. Favorevoli a tutti i vaccini il 23% dei pediatri CAM e il 72% dei pediatri di famiglia
Bibliografia
1). Taylor B ,Miller E, Farrington CP, et al.
Autism and measles, mumps, and rubella vaccine: no epidemiological evidence for a causal association.
Lancet 1999;353(9169):2026-2029.
2) Vladimir O, Zuzana K, and Stefkovicova M
How do we evaluate and manage many different vaccination schedules in the EU?
Public Health, 2015;23: 218-222
3) M. E. McGovern ME and Canning D,
Vaccination and all-cause child mortality from 1985 to 2011:
evidence from the Demographic and Health Surveys.
Am J Epidemiol 2015; 182: 791-798
4) Strachan DP
Hay fever, hygiene and household size
BMJ 1989;299:1259-60
5) Stein MM, Hrusch CL, , Justyna Gozdz J et al
Innate immunity and asthma risk in Amish an Hutterite farm children
N Engl J Med. 2016 August 04; 375(5): 411–421.
6) Teixeira MZ.
Isoprofilaxis is neither homeoprofilaxis nor Homeopathic immunization, but isopathic immunization unsupported by the homeopathic epistemological model: a response to Golden.
Int J High Dilution Res 2014; 13(46): 54-82.
7) Eizayaga JE, Waisse S.
What do homeopathic doctors think of vaccines? An international online survey.Homeopathy 2016; 105:180-185.