Autore: Prof. Francesco Macrì

Insegnamento delle CAM nelle Università, un problema aperto

Alcuni anni fa, alla “Sapienza” di Roma, fu discussa una tesi di laurea in Medicina dal titolo “La terapia Omeopatica della tosse nel bambino”. La candidata ottenne la Laurea a voto pieno con lode, ma non è dato sapere se, in seguito, abbia tratto vantaggi dall’evento e non è dato sapere neanche se, nella sua attività di Medico, abbia poi deciso di professare la Medicina Omeopatica. Allora, in realtà, non era neanche abitudine dichiararlo, si decideva di essere un medico omeopata e bastava la decisione. In questi ultimi anni però , da Terni in poi, la pratica professionale delle principali Medicine Complementari (che chiameremo CAM), gradualmente ha conseguito una dignità assolutamente imprevedibile in passato. A Terni, nel marzo del 2009, infatti, la FNOMCeO stabiliva che: L’esercizio delle suddette medicine e pratiche non convenzionali è da ritenersi a tutti gli effetti atto medico e pertanto si ritiene: essere le medicine esercitabili e le pratiche gestibili, in quanto atto medico, esclusivamente da parte del medico chirurgo ed odontoiatra in pazienti suscettibili di trarne vantaggio dopo un’adeguata informazione e l’acquisizione di esplicito consenso consapevole; essere il medico chirurgo e l’odontoiatra gli unici attori sanitari in grado di individuare pazienti suscettibili di un beneficiale

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Medicina Omeopatica e Medicina Convenzionale: due medicine diversamente simili

Diceva Ilkka Tuomi “impossibile dividere la conoscenza in due campi nettamente separati, quello della conoscenza inespressa e quello della conoscenza esplicita” (Corporate Knowledge, 1999). Possiamo ritenere che alla conoscenza inespressa appartiene l’Omeopatia e a quella esplicita appartiene la Medicina Convenzionale? Sì se espressione ed esplicitazione si riferiscono alla capacità di documentare sul piano scientifico la impostazione metodologica delle due medicine, no se consideriamo la espressione e la esplicitazione come prove di veridicità. D’altronde se la conoscenza inespressa si dedica, anche se in modo diverso, agli stessi argomenti di quella esplicita, può rappresentare per essa motivo di arricchimento sul piano epistemologico. Questo concetto porta alla considerazione che la diversità tra Medicina Omeopatica e Medicina Convenzionale è data erroneamente spesso per scontata e che può essere interessante approfondire questo tema così dibattuto, alla ricerca di elementi comuni tra esse. Francois Laplantine riusciì nel suo libro, “Antropologia della Malattia” (Ed Sansoni, 1988), ad affrontare, in un modo che mi sentirei di definire perfetto, l’argomento della apparente diversità tra le due medicine, prospettando una chiave di lettura sicuramente originale e interessante. Laplantine raccoglie interviste fatte a medici e pazienti e la descrizione di malattie fatte da grandi Autori Francesi (Balzac, Proust…) giungendo alla conclusione

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Il Costo – Beneficio e la Medicina Integrata

La Medicina Convenzionale continua ad ignorare in modo sorprendente gli aspetti economici legati all’uso delle Medicine Complementari e ciò nonostante gli ultimi decenni siano stati caratterizzati dall’adozione di strategie di risparmio all’interno dei sistemi sanitari di tutto il mondo, soprattutto da quando le economie occidentali attraversano un periodo di profonda crisi economica. Eppure già alcuni anni fa Cristopher Smallwood, per conto della Fondazione del Principe Carlo d’Inghilterra, in una indagine condotta in alcuni ospedali del Regno Unito aveva dimostrato che nei gruppi di pazienti nei quali alla Medicina Convenziomnale veniva affiancato l’uso delle CAM, si verificava un risparmio per il Sistema Sanitario dell’ordine del 30-40% : la contestazione a questi dati da parte di Ernst faceva riferimento alle sole discipline (agopuntura e osteopatia) in cui il costo maggiorativo è evidentemente legato alla parcella dell’operatore. Uno studio recente condotto in Germania confrontando la spesa sanitaria per i pazienti seguiti da medici che praticano soltanto la medicina convenzionale e medici che usano oltre alla medicina convenzionale anche le CAM (sono state considerate l’omeopatia, l’Agopuntura, l’Antroposofia) mostra un risparmio medio di circa il 10%, soprattutto per l’Antroposofia, e in uno studio pubblicato recentemente e condotto nella ASL di Lucca, si dimostra che i

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La Medicina Integrata e il Paradigma Scientifico (Congresso ECIM 2012)

A Firenze il 5° Congresso Europeo per la Medicina Integrata (ECIM). Viene in mente che proprio in Toscana, a Pisa, nacque nel XVI secolo Galileo Galilei, figura dissonante con la grandezza dello scienziato da una parte e la debolezza dell’uomo dall’altra. Fu proprio Galileo ad affermare che nella scienza esistono tre tipi di situazioni: si possono avere delle evidenze empiriche non supportate da teoremi adeguati a confermarle (è l’esempio delle costellazioni che Galileo poteva vedere al telescopio senza avere a disposizione una spiegazione scientifica della loro esistenza e collocazione nell’universo), oppure teoremi complicati senza una adeguata conferma di tipo empirico, infine osservazioni affiancate da teoremi in grado di fornire per esse una spiegazione scientifica. E questa sua affermazione, ancora viva al giorno d’oggi, indica una delle differenze principali tra il modello scientifico proprio della Medicina Convenzionale (MC) e quello proprio delle Medicine Complementari (CAM): le CAM possono essere attualmente inserite nel primo gruppo, avendo a disposizione dati che confermano la loro efficacia, senza aver avuto la possibilità di dimostrare il loro meccanismo d’azione, essendo a disposizione soltanto delle ipotesi che devono avere ancora validazione; la MC viene collocata nel terzo gruppo per la maggior parte delle sue applicazioni. A distanza

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